Anno 1974. Il paese, scosso da una generale inquietudine dovuta alla crisi economica, all’austerità e al dibattito sul divorzio, si consola con le dolci melodie di una calda estate italiana. I cugini di campagna sbancano le classifiche con Anima mia, Baglioni vince il Festivalbar con E tu, e Celentano prende lezioni d’inglese con la sua Prisencolinensinainciusol… e…il primo settembre, a Trieste, da genitori di un incantevole paesino chiamato Contovello, nasce il piccolo Eugen (si legge Eughen), detto Eugenio.

Una creatura che, pur non assomigliando a nessuno dei cantanti citati sopra, dimostra di avere una certa predisposizione per lo spettacolo sin dai primi giorni di vita. C’è chi sostiene di averlo visto ad intrattenere una folla di bimbi in festa al Burlo Garofalo di Trieste con un microfono in mano all’età di 6 mesi. La notizia non è mai stata confermata. Sicuro è invece il suo esordio nel mondo dei media con qualche fenomenale colpo giornalistico per il Primorski Dvevnik, quotidiano della minoranza slovena in Italia, la cui fama è paragonabile solo all’inossidabile New York Time.

Inizia in quel periodo – avrà avuto intorno ai 15 anni – la sua collaborazione con Radio Opcine, piccola emittente radiofonica locale della provincia di Trieste. Resta mitica, ma purtroppo sconosciuta ai più, la sua lunghissima prestazione – rigorosamente radiofonica – in un programma di 24 ore. In compagnia di altri due baldi giovani (El Konte DJ e Tehnik Štefan) conduce una trasmissione di intrattenimento musicale per tutte le 24 ore di un afoso giorno d’agosto.

Seguono anni incerti in cui il giovane teenager non sa quale strada intraprendere. Inseguire il sogno di diventare campione di pallacanestro, diventare presentatore televisivo, oppure cercare di sfondare come allevatore di lombrichi da competizione? Il progetto dei lombrichi viene presto abbandonato, le sue corse dietro al pallone a spicchi si concludono invece in serie D con il Kontovel, squadra del suo paese con cui ha sempre giocato nel ruolo di play maker. Decide così di dedicarsi “anema e core – anema e coeùr” all’intrattenimento televisivo e radiofonico.

Nella prima metà degli anni 90 arrivano le prime collaborazioni. Per Tele Koper-Capodistria – emittente televisiva bilingue con sede a Capodistria in Slovenia – veste i panni – sempre in ordine grazie alla lavatrice della mamma e al ferro da stiro della signora Maria di Comeno– del giornalista sportivo e del presentatore. Scrive, inventa e presenta. Racconta, introduce e fa diffondere la sua voce nell’etere, anche quello radiofonico, mettendosi al servizio di due emittenti della provincia di Trieste: Radio Trst A e Radio Attività.

Gli studi radiofonici o televisivi sono però spazi troppo stretti e angusti per Eugenio Ban. E’ su questo aspetto che gli scienziati del TCWRI, Texas-California-Wyoming research institute, puntano le loro costose antenne per riuscire a decifrare la passione del giovane triestino per il palco. Nella seconda metà degli anni 90 si segnalano, infatti, numerosi suoi salti, balzi e capriole sulle scene delle sagre del Friuli Venezia Giulia e dintorni. Eugenio si esibisce come batterista prima, come cantante poi, con i mitici Status Symbol, gruppo di cui è cofondatore.

Si tratta di un complesso musicale paragonabile per diversi aspetti ad una grigliata mista e non solo perché questo è stato il loro menù serale per anni (alle sagre della provincia di Trieste, infatti, non si mangia altro)… Gli Status Symbol sono un gruppo poliedrico, variegato, completo come un insieme di bistecche, salsicce e costine. In questa unione è possibile riscontrare una varietà di elementi e capacità tipici di grandi band di caratura internazionale: la grinta dei Limp Bizkit, l’attenzione per la tradizione popolare dell’Orchestra Casadei, la “figoneria” dei Ragazzi Italiani, la bravura dei Pink Floyd

(Estratto bio dal sito ufficiale)